giovedì 3 gennaio 2008

Il camino dei ricordi

L'altra sera ho acceso per la prima volta il camino. Era la sera del 31 e l'occasione era speciale, quindi valeva la pena battezzarlo.
Bello eh, per carità... faceva anche un bel pò di caldo nonostante la fiamma non fosse altissima.
Però... però... Sono rimasta delusa da una cosa, che non avevo proprio calcolato quando l'ho comprato.
Non si sente il rumore.
Non si sente il legno che scoppietta, che fischia, che si spacca.
Ero sul divano che leggevo e ogni tanto buttavo l'occhio per controllare la situazione e sentivo che c'era qualcosa di insolito. Ho realizzato subito che quel qualcosa fosse lo strano silenzio di quel fuoco.
Ci sono rimasta un pò male. Il 50% della poesia del camino sta nel rumore del legno che scoppietta, e questo camino super moderno invece è muto.

Il camino più bello del mondo però io ce l'ho nei miei ricordi.
Avevo (ho meglio ho, ma ormai non ci va più nessuno da tempo) una casetta in montagna, qua sugli appennini. L'aveva trovata mia nonno con mio zio, era una stalla. Si è innamorato e l'ha tutta sistemata da solo. Io me lo ricordo ancora quando andavamo su la domenica a vedere come procedevano i lavori. Mi ricordo il nonno sulla scala a pioli che sistemava le finestre del primo piano. Mi ricordo la mia gonnellina di cotone coi fiorellini. Mi ricordo io che gioco sul prato con mia mamma seduta in mezzo all'erba e mio padre che ci faceva le foto. Mi ricordo la staccionata che circondava il prato... E dentro quella casa c'era il camino, o meglio, il focolare. Tutto nero di fuliggine. I mattoni sgretolati al centro, dove la fiamma è più forte. Quanti fuochi in quel camino... quante ore e ore passate seduta lì davanti a guardare ipnotizzata le fiamme danzare e il fumo sparire in alto. Quando il legno si spaccava mi faceva sempre un pò paura ma la sensazione di bruciore al viso che avevo quando ci stavo vicino era impagabile. Oppure quando stendevo le braccia davanti a me per scaldarmi le mani, e poi mi giravo per scaldarmi la schiena e il sedere.

L'altra sera ho provato a stendere le mani davanti al mio camino, super sicuro grazie al vetro che protegge dal fuoco.
Non è stata proprio la stessa cosa, ma il calore dopotutto è lo stesso del camino dei miei ricordi.
E mi accontento.

3 commenti:

luce ha detto...

Un camino che scoppietta, quanti ricordi, io ho ancora un buco nel soffitto da trasformare in camino. Leggendo le tue parole ho capito che è giunto il momento di trasformarlo in un camino di quelli vecchio modello, perché spesso negli oggetti moderni la poesia tende a scomparire.

Pancio ha detto...

"Hai mai contato quante punte fa il fuoco? Per ogni punta un pensiero"
Anche io ho un camino dei ricordi, il rumore che fa è quello della voce di mio nonno, una delle persone che ho amato di più in vita mia.
Diceva che proprio che ogni punta del fuoco nel caminetto era un pensiero che mi frullava in testa. Ecco, adesso mi spiego perchè sono così riflessivo.
E il tuo, quante punte ha?
Tante vero?

Mintaka ha detto...

Si è vero, la poesia è destinata a sparire dalla nostra vita, dalle cose che ci circondano. Però l'importante secondo me è esserne consapevoli, cercarla e volerla...

Per Pancio: il mio fuoco ha migliaia di punte... poi ultimamente ancora di più!