domenica 6 marzo 2011

Running

E così sto scoprendo questo mondo che ho ignorato, o meglio scansato, per tutta la mia vita.
Non ho fiato, non ho gamba e sono pigra, quindi correre è sempre stato qualcosa di lontano anni luce dal mio mondo e dal mio carattere. A me il week end piace dormirmelo... svegliarmi alle 11 e fare colazione quando mi va, un doccino caldo, tuta e divano per tutto il resto della giornata.
Non so cosa mi sia preso da un mese a questa parte... è cominciata per scherzo, partecipando ad una corsa di quasi 12 km, che però io ho fatto quasi tutta camminando, ovviamente. Nonostante quel pomeriggio sia crollata in coma sul letto e abbia dormito per 4 ore dietro fila senza neanche avere la forza di pranzare, non mi sono scoraggiata.
Saranno state le endorfine, probabilmente, ma alla fine di tutto ho provato una certa sensazione di soddisfazione e di benessere che mi ha spinto a fare la seconda corsa.
E dopo la seconda corsa, ne è seguita una terza.
Ora ho anche l'abbigliamento tecnico, perchè ho scoperto che correre con i pantaloni della tuta felpatini, maglietta della salute, maglietta di cotone, felpa e giacca a vento può essere deleterio.
Già.
Alla fine avevo passato 3 strati di roba e anche la giacca a vento aveva le pezze.

Ora non mi ferma più nessuno. Runners, tremate, da adesso c'è un avversario in più!!

mercoledì 27 ottobre 2010

La bussola

La fotografia è un'arte con possibilità di espressione praticamente infinite.
Ci ho pensato, e secondo me questo suo essere "infinita" mi frena.
Io avrei bisogno di un inizio e di una fine per sapermici orientare, per sapere a che punto del cammino sono.
Forse è proprio per questo che ancora non ho trovato la mia direzione, vago un pò a spanne, a sentimento... non seguo indicazioni, perchè non ce ne sono e nessuno può darmele.
La bussola posso carcarla solo dentro di me.

lunedì 25 ottobre 2010

Rotture di balle

Che rottura di palle oggi... cielo grigio e acqua a non finire.
E per fortuna, dico io, che queste atmosfere da pieno autunno le godo abbastanza... non voglio immaginare come potrei sentirmi se preferissi le "scontate" giornate estive di sole.
Oltretutto, oggi sono rientrata in ufficio dopo 3 gg di ferie (senza contare il week end, ovvio) e quindi avevo qualcosa come 40 email a cui rispondere, più tutte le menate dei colleghi che hanno sapientemente tenuto in caldo per il mio ritorno. Che gentili...
Inoltre, giusto per completare il quadro, la solita collega che si crede Dio in terra era più acida del solito. Io mi chiedo come faccia. Ti rivolge la parola come se fossi merda, quando le ripondi cortesemente (e intendo cortesemente sul serio... non in senso ironico) che hai un pò da fare a cercare di smaltire gli arretrati, ti sbatte la roba sulla scrivania e se ne va stizzita mandandoti a cagare tra le righe. Cioè non te lo dice perchè dopotutto è sempre Dio in terra, e quindi non si abbassa a questi sentimenti umani, ma in un qualche modo si adopera perchè il messaggio ti arrivi bello chiaro comunque.
Io lo so qual'è il suo problema, ma non lo dico.

E così insomma... l'importante è che le 8 ore siano comunque passate.

Ora devo solamente escogitare un sistema per mangiare qualcosa anche se non ho nulla in casa, accendere la tivù e rilassarmi sul divano.

Continua a piovere, ma adesso mi piace.

mercoledì 20 ottobre 2010

Recensione: La città che profuma di coriandolo e di cannella

di Marie Fadel e Rafik Schami
ISBN: 9788811685999


La città che profuma di coriandolo e di cannella è Damasco, raccontata dalla sorella dell'autore che qui vive, mentre quest'ultimo ne è stato esiliato per motivi politici.
Marie racconta e descrive a Rafik la vita della città, attraverso i personaggi che abitano i suoi vicoli e i profumi che invadono le sue case e le sue botteghe. Ci sono innumerevoli storie che si intrecciano tra di loro e altre che percorrono vie rette e solitarie; storie felici e fortunate, condite di amore e spezie, ma anche storie di disperazione e rassegnazione da un mondo non molto diverso dal nostro, dopotutto.

Le storie vengono condite, è proprio il caso di dirlo, da ricette tipiche damascene: dal tabbuleh all'hummus, dal kebbeh ai falafel.
E' proprio da queste ricette, o meglio dal modo in cui vengono riportate, che si percepisce nettamente l'amore e l'attenzione che questi personaggi ripongono nelle loro tradizioni e nella loro cultura. Gli ingredienti devono essere scelti con cura ed essere preparati con il tempo necessario, ogni passaggio, anche se sembra insignificante, ha una sua precisa importanza nella riuscita del piatto.
Buona lettura!

martedì 12 ottobre 2010

Chiuso a chiave

Il Guardiano del Faro si è chiuso dentro.
Fuori c'è il vento, c'è la tempesta, fuori la pioggia si schianta contro i vetri ben chiusi.
Non vuole sentire le urla del vento, non vuole vedere i gabbiani in balia delle correnti nè il grigio delle nuvole gonfie di elettricità.
Il Guardiano del Faro è stanco di tutto ciò che sente e vorrebbe urlare, vorrebbe scappare ma non sa dove andare; il suo Faro è il rifugio migliore, le sue pareti sono muri solidi e sicuri.
Capisce che non ha bisogno di scappare, basta solamente chiudere bene a chiave.



martedì 1 giugno 2010

Riflessioni sulla fotografia

E così, finalmente, mi sono lanciata in quella che ho sempre considerato essere una cosa più grande di me.
Fare una mostra fotografica, anche se "solo" con 5 foto, anche se in una location non proprio centrale, è una bella sfida; significa scoprirsi, significa aprire una parte del proprio cuore al mondo esterno, a persone che non conosci e che non ti conoscono, che hanno un loro vissuto personale e, sopratutto, una loro personale sensibilità.
Questa cosa della sensibilità l'ho messa per ultima, ma certamente è la cosa più importante.
Ci sono persone che vedendo un'immagine si fermano lì dove sono, altre che invece riescono a sollevare i piedi da terra per lasciarsi trasportare dove l'immagine stessa suggerisce loro.
Era a queste persone che mi interessava mostrare le mie fotografie.

Essendo la prima mostra della mia vita avevo un serio dubbio che il mio lavoro non venisse capito perchè, anche se per me il senso delle mie foto era più che chiaro, non si sa mai fino a dove può arrivare la fantasia della gente, e la sua sensibilità... Riuscire a comunicare qualcosa, qualsiasi cosa, con una semplice foto per me ha del miracoloso.
Mi sarei ritenuta soddisfatta se anche solo una persona su mille fosse riuscita a percepire una sensazione qualunque davanti ai miei lavori.
E così è stato.

Ogni persona che ha visitato la mia mostra ha avuto sensazioni diverse... Alcune hanno percepito una cosa, altre ne hanno percepite altre. Ognuna ha potuto mettere del suo in quello che avevo voluto rappresentare. Ognuna ha potuto vivere la fotografia in base alle sue impressioni personali, in base alla propria capacità di sognare.

Per me è un miracolo nel miracolo.

lunedì 7 dicembre 2009

Recensione: Zia Mame

di Patrick Dennis
ISBN: 9788845923999




Alla fine della lettura di questo libro è quasi impossibile non sentirsi orfani di Mame, una donna talmente fuori dal comune da risultare irresistibile.


Il protagonista è il piccolo Patrik, nipote di Mame, che rimane orfano e viene affidato alle cure della zia, una donna estremamente ricca, amante del bello sotto ogni sua forma, eccentrica e molto, molto brillante. Da qualche parte ho letto che viene paragonata ad una moderna Mary Poppins, ma in tutta onestà Mame è molto più divertente e irriverente della tata di Walt Disney.


Trascina il nipote, a tratti compiacente, a tratti reticente, in un vortice di avventure generato dalla sua instancabile frenesia e incoscienza, ed è impossibile annoiarsi e non tifare per lei, che alla fine riesce sempre a districarsi con innato charme da qualsiasi inghippo.